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Marika Russo ci racconta la sua vita a Rotterdam dove insegna l’Olandese agli italiani all’estero

<<Certo che tornerei. Per me l’Italia resta il Paese perfetto. Se solo avessi l’opportunità di avere un lavoro dignitoso, ci penserei seriamente>>. Traiettorie esistenziali fra aspirazioni, difficoltà e ingegno. Tra le molte testimonianze di successo e affermazioni, di carriere fulminee e repentine affermazioni, ce ne sono altrettante di persone resilienti che sanno rimettersi in discussione. E reinventarsi, persino. Non sempre la vita dell’italiano che vive fuori è in discesa. Ne sa qualcosa Marika Russo, 32 anni, nata in un paese della provincia di Caserta che si trova in Olanda da quasi 12 anni, risiede a Rotterdam dal settembre 2022 e con una laurea in letteratura lavora in un’azienda di carburanti di giorno insegnando l’olandese agli italiani la sera. Marika vede il sole in  media una volta ogni due settimane. E’ una bella giornata, è uno di quei giorni sì e lei vuole approfittarne per godersi le insperate ore di luce. Noi di residenteallestero.com la tratteniamo quei minuti che bastano per rallentarle un sabato mattina di fine inverno. Anche se da quelle parti il concetto di inverno ha un’interpretazione più estensiva. 

Dove va di fretta? Non ci dica che anche Rotterdam è diventata un po’ Londra e un po’ Manhattan… 

<<Passeggiare lungo il fiume Rotte e guardare la skyline della città mi rilassa. Mi raccontano di una sorta di enclave malfamata fino a vent’anni fa, infestata dalla criminalità. Era una località da evitare che ora è rifiorita, da quel che ho potuto constatare è la meno olandese tra tutte quelle che ho visitato, Amsterdam compresa. La città con il porto più grande d’Europa non può che ospitare un melting pot di etnie, qui di locali ce ne sono sempre di meno e praticamente la metà dei residenti proviene da altre nazioni. A cominciare dal sindaco>>.

Consiglierebbe l’Olanda come posto in cui vivere?

<<La narrazione della vita idilliaca degli italiani all’estero, che spesso trova spazio sui social network, mi irrita parecchio. Detesto i luoghi comuni e l’ipocrisia: la verità è che non è affatto ideale né da idealizzare: esistono pro e contro come in ogni parte del mondo. Si sta bene, gli standard qualitativi sono di un livello medio-alto, ma esiste anche una serie di criticità significative di cui tener conto se si pensa di compiere questo passo>>.

Ci racconta la sua esperienza?

<<Partii per l’Erasmus che avevo vent’anni ed eccomi qua. Ho vissuto per 9 anni ad Utrecht, con una parentesi a Malaga. Ho scelto la mia vita olandese interrompendo un dottorato che stavo svolgendo in Italia soprattutto perché ero stanca di stare perennemente in viaggio. Qui ho fatto lavori transitori e di recente ho lasciato un impiego d’ufficio a tempo indeterminato per dedicarmi meglio all’insegnamento, cosa che da noi non avrei potuto permettermi di fare senza ripercussioni pratiche. La vita è una sola e bisogna assecondare le nostre pulsioni: insegnare mi stimola e mi arricchisce ogni giorno di più>>. 

L’account @marika.instadutch è diventato un riferimento per molti connazionali che vivono o stanno per trasferirsi in Olanda. 

<<Sì, era quello che speravo. Ero volontaria ACLI ad Utrecht e ho fatto insegnamento per 7 anni. Poi mi si è accesa una lampadina, notai che non c’era nessuno online con un progetto simile e capii che sarei stata la prima e unica a realizzarlo, pensando di poter mettere a frutto le mie conoscenze. Così, dal 2014, quasi per gioco, ho iniziato a trasmettere le prime nozioni basiche di olandese, parlando di grammatica e di espressioni idiomatiche nei video che pubblicavo in  internet. Inizialmente insegnavo in inglese, poi mi sono dedicata essenzialmente all’olandese per italiani su Instagram. Era un’idea di nicchia, adesso praticano con me circa 200 studenti l’anno>>. 

Quante difficoltà ha trovato nell’inserimento in un contesto così diverso?

<<Siamo molto diversi, indubbiamente. Qui hanno interesse nei nostri confronti, l’Italia è da sempre una tra le mete turistiche da loro più apprezzate, però si fatica tanto ad instaurare un rapporto umano. Da quando sono arrivata ho soltanto un’amica olandese>>.

Confermato, dunque, lo stereotipo dell’olandese pragmatico e vagamente scorbutico?

<<Non proprio. Sono tutti cortesi e rispettosi, ma caratterialmente molto più chiusi e abitudinari rispetto a noi. Le amicizie degli olandesi sono nella maggioranza dei casi quelle che si portano dietro dai primi anni di scuola, è difficile allargare la cerchia della condivisione. Questo, per lo meno, ho potuto verificarlo con le persone della mia generazione>>. 

Errori commessi e quelli da evitare per chi abbia in mente di arrivare?

<<Soprattutto un consiglio mi sentirei di dare: comprare casa e provare a “sistemarsi” appena possibile, quando le condizioni economiche e contrattuali lo consentono. Io mi sono spostata per ben quindici volte, il mercato immobiliare è ormai saturo, perché soprattutto dopo la Brexit molti hanno considerato l’Olanda come alternativa concreta al trasferimento in Inghilterra e la richiesta si è impennata. Attualmente, trovare casa è quasi impossibile>>.   

La media di quasi un trasloco e mezzo all’anno, un incubo. Senza considerare l’ostacolo dell’apprendimento di una lingua non esattamente affine alla nostra. 

<<Ho conosciuto e conosco molti italiani venuti per lavoro che quasi si rifiutano di impararla e si chiudono limitandosi al minimo indispensabile. E’ una lingua difficile, è vero, e anche per questo ho deciso di mettermi a disposizione. Si velocizza l’integrazione con un po’ di buona volontà. 

Oltre tutto, questi interscambi didattici spesso finiscono per avere implicazioni umane: ci sono storie di amore e disperazione, ma anche di ostinazione e riscatto. Ogni volta è per me come aprire una finestra su questo mondo expat che mi tiene in qualche modo ancorata alle radici, attraverso l’esplorazione dei nostri stati d’animo>>. 

La nostalgia di casa non colpisce solo gli esiliati, allora.

<<Il primo biennio non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci, poi c’è stata una fase complicata ma la situazione è andata via via stabilizzandosi. Rispetto alla realtà del paesino in cui sono nata, non nego che qui sia un altro pianeta. Ogni tanto faccio rientro a casa. Prima accadeva più spesso, dopo l’aumento delle tariffe dei voli riesco a tornare non più di un paio di volte l’anno. Fa impressione che mi senta un po’ io la forestiera, ma del resto è normale. Non sono mai stata adulta in Italia. Ho studiato, sono cresciuta fuori e – per come sono abituata ora – forse mi troverei meglio al Nord>>.

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