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Indignazione a intermittenza

Il dibattito pubblico in Italia sembra caratterizzato da una profonda incoerenza, come se si vivessero due realtà parallele. In realtà, è sempre la stessa Italia, con gli stessi politici e giornalisti, che modulano il loro linguaggio e la loro morale a seconda delle convenienze (e lo dico da giornalista). È sorprendente notare come il valore di una vita umana possa variare in base alla nazionalità della vittima e, ancor di più, in base all’identità di chi commette l’atto di violenza. Quando Israele bombarda una scuola, causando la morte di centinaia di palestinesi, tra cui molti bambini, la reazione pubblica è quasi inesistente: si continua a parlare di una tregua imminente a Gaza, nonostante il lungo conflitto e le numerose vittime civili. Al contrario, quando un missile russo uccide 14 ucraini, l’indignazione è immediata e unanime, anche se si affievolisce rapidamente quando è l’Ucraina a colpire civili russi.

Questa flessibilità nel giudizio si riflette anche nella discussione sulle carceri. Gli stessi politici e commentatori che denunciano un sistema giudiziario italiano eccessivamente punitivo e repressivo, sono pronti a invocare riforme che svuotino le carceri, ma insorgono quando un criminale comune ottiene la libertà anticipata o evita del tutto la prigione. Si vedono casi emblematici come quello di brigatisti, assassini, o rapitori che, nonostante la gravità dei loro crimini, riescono a evitare pene severe.

Ogni giorno le cronache ci ricordano quanto le leggi italiane siano spesso inefficaci nel trattenere i criminali. Mentre negli Stati Uniti vige una severità che difficilmente lascia spazio alla clemenza, in Italia si assiste a un sistema dove la scarcerazione sembra la norma piuttosto che l’eccezione. Forse, tra la durezza americana e la leggerezza italiana, esiste una via di mezzo da esplorare. Ma fino ad allora, sarebbe meglio abbandonare il mito delle “manette facili”: in Italia, ciò che è davvero facile sono le scarcerazioni. La vera sfida è far sì che i criminali scontino le pene che meritano e che rimangano in carcere per il tempo previsto.

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