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Residenza all’estero: la guida

Oggi vedremo come fare per trasferire la propria residenza all’estero. Andiamo a scoprire quello che è il primo passo da realizzare.

Un cittadino italiano che trasferisce la residenza all’estero deve entro novanta giorni dall’avvenuto trasferimento, presentarsi al Consolato italiano competente per territorio e compilare il modulo d’iscrizione AIRE con i propri dati anagrafici e quelli dei familiari conviventi.

Il modulo sarà trasmesso d’ufficio direttamente al Comune di precedente residenza, per la contemporanea cancellazione dall’anagrafe della Popolazione Residente (ANPR) e l’iscrizione all’anagrafe dei cittadini Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

Il cittadino può informare il Comune anche prima di trasferire la propria residenza all’estero, ed in questo caso egli dovrà compilare il modulo di dichiarazione di trasferimento della residenza all’estero, il quale dovrà essere firmato da tutti gli eventuali conviventi maggiorenni che espatriano assieme a lui.

La dichiarazione di trasferimento residenza all’estero

La dichiarazione di trasferimento della residenza all’estero apre la pratica di iscrizione all’AIRE per il cui completamento il cittadino ha l’obbligo di presentarsi al Consolato italiano competente. In caso di mancata conferma entro il termine di un anno, sarà avviato da parte del Consolato un procedimento di cancellazione per irreperibilità del cittadino dall’A.P.R.

A partire dal 26 marzo 2019 se la dichiarazione viene resa direttamente al Consolato di competenza la decorrenza dell’iscrizione all’AIRE coincide con la data di presentazione della relativa domanda.

Se invece la dichiarazione viene resa direttamente presso il Comune di ultima residenza in Italia la data di iscrizione coinciderà con quella della dichiarazione resa al Comune, a condizione che il cittadino si rechi altresì entro 90 giorni presso il Consolato di competenza per rendere la dichiarazione di avvenuto trasferimento e questa dichiarazione venga poi trasmessa al Comune entro un anno dall’espatrio.

Documentazione richiesta per trasferimento di residenza all’estero

Per effettuare correttamente una domanda di trasferimento residenza all’estero sarà necessario esibire un documento di riconoscimento valido di tutte le persone che si trasferiscono ed il modulo di dichiarazione di trasferimento all’estero fornito dalle autorità.

Se eserciti la potestà o la tutela su minori necessiterai anche del relativo modulo di assenso per il trasferimento di persone minorenni.

Ricordati sempre di compilare tutti i campi scrivendo nel modo più leggibile possibile, fai firmare tutte le persone maggiorenni che trasferiscono la residenza insieme a te che presenti la dichiarazione in via principale, infine non dimenticare di allegare copia non autenticata di un documento di riconoscimento di tutte le persone che firmano il modulo.

Rivolgersi al Consolato dopo il trasferimento all’estero

Se vi trasferite all’estero stabilmente, dovete richiedere all’ufficio consolare competente per territorio l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). La legge prevede l’obbligo di iscrizione all’AIRE per coloro che risiedono all’estero soltanto per periodi superiori ai 12 mesi. Troverete il formulario sul sito web dell’Ambasciata/Consolato. In molti Consolati sarà possibile iscriversi attraverso il nuovo portale Fast It (Farnesina servizi telematici per italiani all’estero).

Tuttavia ti consigliamo di leggere la nostra guida su come fare l’iscrizione all’AIRE per evitare la multa di mancata iscrizione.

Se cambiate indirizzo nella stessa circoscrizione consolare dovete comunicare la variazione allo stesso Ufficio consolare. Trasferendovi da una circoscrizione consolare all’altra, dovrete prendere contatto con il nuovo ufficio consolare e, usando il modello di “iscrizione AIRE”, comunicare il trasferimento.

Se tornate a vivere in Italia, basterà informare il Comune italiano presso cui si fissa la residenza. È il Comune (e non il Consolato) ad effettuare l’iscrizione all’AIRE in quanto depositario del registro AIRE (e dunque occorre sempre rivolgersi al Comune per ottenere un certificato di iscrizione all’AIRE qualora servisse).

La funzione dell’ufficio consolare è trasmettere al Comune la vostra richiesta di iscrizione AIRE e, al tempo stesso, conservare i vostri dati in una banca dati consolare.

È sempre obbligatorio informare lo Stato italiano (se risiedete all’estero, attraverso il Consolato) di ogni mutamento di stato civile e di ogni variazione (nascite e decessi, matrimoni e divorzi) del nucleo familiare.

L’iscrizione al registro AIRE

Quando parliamo di AIRE intendiamo un registro in cui vengono iscritti i cittadini italiani che risiedono all’estero per studiare o lavorare più di un anno. È gestito dai consolati e dalle ambasciate italiane e serve per mantenere aggiornati i dati relativi alla residenza e allo stato civile dei cittadini italiani all’estero.

L’istanza di iscrizione all’Aire deve essere presentata direttamente all’Ambasciata o Consolato italiano all’estero tramite portale telematico FAST IT, entro 90 giorni dall’espatrio.

Residenza fiscale all’estero

Le regole fiscali che si applicano a chi vive in Italia e lavora all’estero, e a chi sia vive che lavora all’estero, sono diverse. Nel primo caso i redditi prodotti all’estero vanno tassati in Italia mentre, chi è residente all’estero è tenuto a dichiarare in Italia solo gli eventuali redditi prodotti sul territorio italiano.

La discriminante principale è dunque la residenza fiscale stessa, la quale, secondo l’articolo 2 del Testo unico per le imposte sui redditi, rimane in Italia se il contribuente trascorre la maggior parte del periodo di imposta (ossia almeno 183 giorni su 365) sul territorio nazionale.

Quindi, per trasferirsi all’estero in modo regolare, occorre che il contribuente: si iscriva all’Anagrafe italiani residenti all’estero (AIRE); trovi effettivamente residenza in un comune estero, ottemperando quindi alle norme locali sulla residenza; risieda all’estero almeno 183 giorni su 365 durante ogni anno fiscale.

Come determinare la residenza fiscale all’estero

Le norme italiane definiscono la residenza fiscale in base a criteri come la durata della permanenza nel paese e il centro degli interessi economici e personali. La residenza fiscale in Italia implica l’obbligo di dichiarare i redditi globali, mentre essere residenti fiscali all’estero può comportare l’esclusione di alcuni redditi dalla tassazione italiana.

Fenomeno da evitare è infatti quello della cd. “doppia tassazione”. La doppia tassazione si verifica quando un individuo paga le tasse sugli stessi redditi in due paesi diversi. Per gli italiani all’estero, ciò può accadere con redditi prodotti in Italia ma tassati anche nel paese di residenza.

Allo scopo dunque di eliminare ogni fenomeno di doppia tassazione, è fondamentale conoscere gli accordi di doppia imposizione tra l’Italia e il paese di residenza. Questi trattati stabiliscono come i redditi vengono tassati e permettono spesso di detrarre le tasse pagate all’estero dalla dichiarazione italiana, così da complessivamente fornire un gettito fiscale unico e non doppio (il quale, quest’ultimo, rischierebbe ovviamente di elidere ogni tipo di profitto).

Il concetto di domicilio fiscale sta a significare quel centro principale di affari ed interessi che caratterizzano un individuo. Sembrerebbe piuttosto intuitivo, però, l’elemento principale da prendere in considerazione, è il centro dei propri affetti personali. in questo modo, nel caso di contrasto tra legami economici e familiari, ai fini della determinazione del Paese di residenza del soggetto passivo, deve concedersi prevalenza sempre ai secondi.

Secondo l’interpretazione restrittiva dell’Agenzia delle Entrate sarebbe sufficiente che il contribuente mantenga i propri legami familiari in Italia per dimostrare che sia residente in Italia. In altre parole, trasferirsi all’estero e lasciare la moglie o i figli in Italia è sufficiente per dimostrare che esiste un collegamento stabile ed effettivo con il nostro paese. Questo basta per soddisfare il requisito temporale previsto dalla legge.

Il fatto che il contribuente si sia iscritto all’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero ed abbia provveduto a cancellarsi dall’Anagrafe della popolazione residente non è un elemento fondamentale o determinante per escludere che lo stesso abbia un domicilio o una residenza in Italia.

I fenomeni di doppia imposizione con residenza all’estero

La doppia imposizione è spesso una conseguenza involontaria di una approssimativa legislazione fiscale. È generalmente visto come un elemento negativo di un sistema fiscale e le autorità fiscali cercano di evitarlo ogniqualvolta sia possibile.

Le imprese internazionali si trovano spesso ad affrontare tali problemi di doppia imposizione. Il reddito può essere tassato nel paese in cui viene guadagnato e poi tassato nuovamente quando viene rimpatriato nel paese di origine dell’azienda. In alcuni casi, l’aliquota fiscale totale diviene così elevata da rendere gli affari internazionali troppo costosi da perseguire.

Per evitare questi problemi, i paesi di tutto il mondo hanno firmato centinaia di trattati per evitare la doppia imposizione, spesso basati su modelli forniti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (IECD). In questi trattati, le nazioni firmatarie concordano di limitare la tassazione delle imprese internazionali nel tentativo di aumentare il commercio tra i due paesi ed evitare la doppia imposizione.

In alcuni casi, gli individui potrebbero dover presentare dichiarazioni dei redditi in più stati. Ciò può verificarsi se lavorano o svolgono servizi in uno Stato diverso da quello in cui risiedono. Fortunatamente, la maggior parte degli stati prevede disposizioni fiscali che possono aiutare le persone a evitare la doppia imposizione.

Ad esempio, alcuni stati hanno stipulato accordi di reciprocità con altri, che semplificano le norme sulle ritenute fiscali per i datori di lavoro. Altri potrebbero fornire ai contribuenti crediti per le imposte pagate al di fuori dello Stato, riducendo i loro obblighi totali ed evitando la doppia imposizione.

Il modo esatto in cui si può evitare la doppia imposizione dipende da una vasta gamma di fattori, tra cui il modo in cui viene guadagnato il reddito e quali Stati sono in questione.
Nel contesto delle tasse statali la regola dei 183 giorni si riferisce a una soglia utilizzata da alcuni stati per determinare se un individuo è residente o meno a fini fiscali. In tali casi, uno stato considererà un individuo residente per l’intero anno purché ivi abbia trascorso almeno 183 giorni o più.

La questione della prova di residenza all’estero

Qualora chi decida di trasferirsi all’estero NON scelga uno dei cd. paesi “a fiscalità privilegiata“, spetterà all’Amministrazione finanziaria dover provare l’effettiva residenza in Italia per chiederne i relativi contributi.

L’Agenzia delle Entrate infatti effettua incessanti controlli su tutta una serie di soggetti che si iscrivono all’AIRE al preciso scopo di verificare se la dichiarata residenza sia effettiva o solamente fittizia/di comodo. Sarà in questi casi opportuno andare a formare un fascicolo documentale che possa provare definitivamente la propria residenza estera.

La Circolare n. 304/E/1997 del Ministro dell’Economia ha provveduto all’indicazione di alcune linee guida utili all’attività di controllo nei confronti dei cittadini italiani espatriati. Ai fini della qualificazione di “soggetto fiscalmente residente” in Italia, la predetta circolare riporta tutta una serie di principi generali da tenere in considerazione al fine di verificare la sussistenza di elementi certi e concreti sull’effettiva residenza fiscale.

Nota bene: qualora decidessi di trasferirti però in uno degli “Stati a fiscalità privilegiata” verrebbe ad invertirsi l’onere della prova, che non ricadrà più sull’Agenzia delle Entrate, bensì proprio sul contribuente ( ex art. 2 TUIR ). Qualora il soggetto accertato non riesca in tali casi a produrre prove sufficienti a giustificare la residenza estera, questa verrà automaticamente ricondotta in via presuntiva all’interno del territorio italiano, con tutti gli oneri fiscali che ne conseguono.

Ma come provare a questo punto la propria residenza estera? Innanzitutto si potrà tener conto della dimora abituale nel Paese estero, magari con coniuge e figli; questi ultimi potrebbero ad esempio esibire documentazione relativa all’iscrizione e l’effettiva frequenza di istituti scolastici esteri. Chiaramente altro elemento utile può rivelarsi la costituzione di un rapporto di lavoro all’estero, o ancora l’esercizio di una qualunque attività economica stabile.

Anche avere la titolarità di conti bancari ed utenze per servizi esteri può rivelarsi determinante ai fini dell’individuazione della residenza effettiva di un individuo, così come l’iscrizione in liste elettorali o la proprietà di beni immobili.

A questo punto la valutazione da farsi, e che in concreto l’Amministrazione finanziaria fa, sarà in termini di prevalenza dei predetti rapporti: prevalenza dei rapporti costituiti all’estero rispetto a quelli marginalmente residuati in territorio italiano.

Dichiarare i redditi all’estero

Se sei residente fiscale in Italia, devi dichiarare i tuoi redditi globali tramite il modello Unico. Se sei residente fiscale all’estero ma hai redditi prodotti in Italia (es. affitti, interessi, lavoro svolto in Italia), devi presentare una dichiarazione limitata ai soli redditi italiani. È importante distinguere tra residenti e non residenti ai fini fiscali.

Qualora tu sia un residente fiscale in Italia, dovrai dichiarare tutti i tuoi redditi mondiali, inclusi quelli esteri. Questo include stipendi, redditi da affitto, interessi e dividendi. Ricorda che la trasparenza è fondamentale per evitare problemi con il fisco italiano. Per facilitare la dichiarazione dei redditi, esistono vari strumenti online, come il software gratuito fornito dall’Agenzia delle Entrate, disponibile sul loro sito ufficiale. Inoltre, ci sono applicazioni di terze parti che possono assistere nella preparazione e nel calcolo delle imposte.

in presenza di situazioni complesse, è consigliabile cercare l’assistenza di un commercialista esperto in fiscalità internazionale. Un professionista può offrire consulenza personalizzata, specialmente in casi di doppia residenza fiscale o di redditi complessi.

Trasferendoti da o verso l’Italia diviene importante comunicare tempestivamente questo cambiamento all’Agenzia delle Entrate. Questo aiuterà a determinare correttamente la tua residenza fiscale e a evitare complicazioni future. Informare l’Agenzia delle Entrate in caso di trasferimento è vitale, e può essere fatto tramite il servizio online o direttamente presso gli uffici dell’Agenzia sul territorio.

Anche i pensionati italiani che vivono all’estero devono prestare particolare attenzione alle normative relative alla tassazione delle pensioni. In molti casi, le pensioni possono essere tassate sia in Italia che nel paese di residenza, a meno che non ci siano accordi specifici. Per informazioni specifiche, è utile consultare il sito dell’INPS e quello dell’Agenzia delle Entrate così da concentrarsi meglio sulla propria specifica situazione, sia domestica, che in relazione al paese nel quale si intende trasferire la residenza.

Ultime novità legislative sul trasferimento di residenza all’estero

Recentemente il decreto legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023, ha individuato importanti novità in tema di residenza fiscale delle persone fisiche, nel quadro della riforma della fiscalità internazionale delegata al Governo con Legge n. 111, del 9 agosto 2023, la quale si pone quale obiettivo quello di armonizzare la normativa italiana alle direttive internazionali dell’OCSE. il decreto in questione è intervenuto principalmente sulla nozione di domicilio e sui risvolti probatori dell’iscrizione all’A.I.R.E. dei quali abbiamo trattato pocanzi.

La precedente formulazione dell’art. 2, comma 2 del TUIR riportava che: “ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile”.

Confrontando il teso precedente con quello rinnovato dalla riforma risalta immediatamente come il criterio temporale per determinare la nazionalità fiscale, cioè quello che prevede la residenza in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta (i già citati 183 giorni), è rimasto invariato, salvo l’inciso sulle “frazioni di giorno”, che rappresenta un’innovazione. in breve, la residenza in Italia o in un altro Stato, verrà determinata anche in base alle ore effettivamente trascorse.

Per esempio, se trascorro 183 giorni in Italia sarò considerato residente fiscale in Italia, anche se, per i 182 giorni rimanenti risiedo all’estero. Diviene proprio una questione di ore davvero determinanti!

Il nuovo concetto di domicilio

La nozione di domicilio adottata dal nostro codice civile prende in considerazione sia i rapporti economici della persona, che quelli personali, dal momento che gli “interessi” debbono intendersi come concetto anche contrapposto a quello di meri “affari”. Nella riforma in questione si parla invece di relazioni personali e familiari. Ciò significa che chi lavora e risiede all’estero, ma conserva legami affettivi in Italia potrebbe vedersi negata la residenza fiscale altrove.

L’art. 2 del TUIR, come modificato dalla riforma, riporta che: “Salvo prova contraria, si presumono altresì residenti le persone iscritte per la maggior parte del periodo di imposta nelle anagrafi della popolazione residente“. Perciò è ammessa anche una possibilità di fornire prova contraria, oltre a permanere la possibilità di ricorrere alle convenzioni internazionali che tengono al riparo da eventuali fenomeni di doppia imposizione.

Copertura previdenziale ed assistenziale all’estero

Iscrivendosi all’AIRE, i cittadini italiani modificano la loro residenza fiscale e questo cambia il modo in cui accedono ai servizi sanitari in Italia. Normalmente, la copertura sanitaria in Italia è legata alla residenza. I cittadini iscritti all’AIRE, tuttavia, non hanno una residenza fiscale in Italia, il che influisce sulla loro possibilità di usufruire dei servizi sanitari nazionali.

Per gli iscritti all’AIRE che ritornano temporaneamente in Italia, l’accesso all’assistenza sanitaria può essere garantito in alcuni casi specifici. È essenziale informarsi sui relativi requisiti, che possono variare in base al paese di residenza e agli accordi bilaterali esistenti tra quel paese e l’Italia.

Se per i residenti in Italia la tessera sanitaria offre un accesso completo ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano, per gli iscritti all’AIRE la tessera sanitaria è valida per prestazioni sanitarie urgenti durante soggiorni temporanei in Italia. I cittadini AIRE che rientrano temporaneamente in Italia possono richiedere per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare l’iscrizione al Sistema Sanitario Regionale senza assegnazione del Medico Medicina Generale con rilascio di tessera sanitaria.

I cittadini italiani residenti all’ estero, e regolarmente iscritti all’ anagrafe consolare, che si recano in Italia per turismo, sono quindi coperti dall’ assistenza sanitaria a carico del Servizio Sanitario Italiano per tutte le emergenze mediche di cui hanno bisogno fino ad un periodo complessivo di tre mesi nel corso dell’ anno solare.

La previdenza sociale

Se vivi o lavori all’estero, le prestazioni previdenziali ti verranno fornite dal tuo paese di origine o dal paese che ti ospita. In entrambi i casi, spetta a te avviare le procedure necessarie per conservare la copertura quando ti trasferisci nel nuovo paese.

Come lavoratore migrante nell’ UE (lavoratore dipendente o autonomo) devi iscriverti al sistema di sicurezza sociale del paese ospitante. In tal modo, tu e i tuoi familiari sarete coperti dal sistema previdenziale del paese in questione. Le tue prestazioni per malattia, assegni familiari, disoccupazione, pensione, infortunio sul lavoro, malattia professionale, prepensionamento o decesso saranno determinate dalla normativa locale.

In molti paesi, le prestazioni alle quali si ha diritto dipendono dalla durata dei periodi contributivi precedenti. Il paese al quale chiedi le prestazioni dovrà dunque tener conto di tutti i periodi in cui hai lavorato o versato contributi in altri paesi dell’UE come se fossi stato assicurato per tutto quel tempo in quest’ultimo paese.

Se sei un dipendente pubblico distaccato in un altro paese dell’UE (presso un’ambasciata, un consolato o un’altra istituzione pubblica all’estero), sei coperto dal sistema previdenziale del tuo paese di origine. Ciò significa che le tue prestazioni per malattia, assegni familiari, pensione, infortuni sul lavoro, malattia professionale, prepensionamento o decesso saranno determinate dalla normativa del tuo paese di origine.

Considerazioni finali sulla residenza estera

Innanzitutto va sempre ricordato che ogni Paese ha le proprie leggi specifiche sull’ingresso e il soggiorno degli stranieri. Dunque non possiamo che consigliarti di rivolgerti sempre al Consolato specifico del paese di destinazione che intendi visitare per conoscere in anticipo ogni specificità del caso. Elenco di ambasciate e consolati esteri in Italia sono disponibili nel sito del ministero per gli affari esteri, mentre se ti trasferisci in un Paese UE troverai informazioni utili sul sito ufficiale dell’Unione Europea.

La prima cosa che devi fare quando pianifichi il tuo trasferimento all’estero è verificare i requisiti per il visto e le opzioni di immigrazione della tua destinazione. Di solito hai bisogno di un visto per soggiorno di lunga durata per spostarti, a meno che tu non sia un cittadino di un paese SEE/UE e ti sposti all’interno del SEE/UE. Alcuni paesi offrono diversi programmi di immigrazione che di solito si rivolgono a lavoratori altamente qualificati e sono basati sul lavoro, a punti o richiedono uno sponsor. Quindi, devi fare qualche ricerca e vedere quale programma si adatta meglio a te.

La maggior parte degli espatriati consiglia di viaggiare per un breve periodo per trovare un alloggio di persona invece di fare tutto online. Per semplificarti le cose, puoi trovare un agente immobiliare e chiedergli di trovare opzioni e farti conoscere i passaggi necessari che devi compiere per garantire un deposito. Inoltre, dovresti tenere presente che i costi di affitto o di acquisto saranno probabilmente molto diversi da quelli a cui sei abituato.

Quando ti trasferisci, la difficoltà più grande che potresti incontrare è che hai bisogno di un conto bancario per l’affitto, ma non puoi affittare senza un conto bancario. Tuttavia, puoi utilizzare le banche che offrono conti internazionali a non residenti e le banche mobili. In generale, la maggior parte degli espatriati preferisce utilizzare fornitori internazionali di trasferimento di denaro che offrono opzioni più economiche rispetto alle banche tradizionali.

in ogni caso, se sei cittadino europeo, hai il diritto di entrare in Italia o in altro Stato membro diverso da quello di cui sei cittadino e soggiornarvi liberamente, con modalità diverse a seconda che il periodo di residenza sia inferiore o superiore a 3 mesi. Come spesso abbiamo visto su Residenteallestero.com infatti, superati i tre mesi di residenza in altro paese membro dell’UE, va comunque comunicata e registrata alle autorità la propria permanenza prolungata in tale Stato.

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