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Canarie al Limite: Luca Linder ci racconta Tenerife tra Turismo e Tensioni Locali

Il clima da “eterna primavera”, come Medellin però al mare. 

Da sempre meta privilegiata e gioia dei turisti europei (italiani in sovrabbondanza) e rinomata per i suoi paesaggi lunari, le spiagge caraibiche e i costi contenuti. E per diversi anni, anche La Mecca per molti pensionati, ora in rotta verso la Tunisia. Indizi, prove. Sì, perché tutto si modifica. E più di qualcosa, alle Canarie, sta cambiando. E’ di qualche settimana fa la notizia di una manifestazione tenutasi a Santa Cruz al grido di “Canarias tiene un limite”, che ha visto migliaia di persone scendere in piazza contro il turismo di massa, quello che fa arricchire principalmente commercianti, ristoratori e strutture ricettive ma che avrebbe creato – a detta dei più oltranzisti – seri problemi e inquietudini ai residenti. La battaglia delle cifre, certo, quella che non esiste solo da noi. Sarebbero stati 60.000 per gli organizzatori, meno di 15.000 per i tutori dell’ordine spagnolo. Transeat. Il tema reale riguarda l’assalto continuo ed indiscriminato di centinaia di migliaia di stranieri, decisivo nel determinare un’escalation ormai fuori controllo dei prezzi degli alloggi, senza distribuire ricchezza tra la popolazione e finendo altresì <<per sfruttare negativamente  l’ambiente e le risorse naturali>>. Come dire: guadagnano in pochi e ne risentono tutti gli altri. Ma per capire come stiano realmente le cose da quelle parti abbiamo interpellato chi è in grado di offrire un contributo alla chiarezza. Si chiama Luca Linder, imprenditore varesino residente a Tenerife da dieci anni che dal 2017 si occupa di viaggi con la sua azienda “Toda Canarias” e ha un portale immobiliare. Luca ci fornisce una chiave di lettura assai differente rispetto ad una prima interpretazione sulla tematica, trattata a suo dire con eccessiva superficialità considerando anche l’eco mediatica giunta fino in Italia. 

Esiste un caso Canarie?

<<Le Isole Canarie sono otto e vivono sostentandosi praticamente solo coi proventi derivanti dal turismo. Tenerife conta 1 milione e 100.000 abitanti, la metà del totale di tutto l’arcipelago. Sono qui da dieci anni e conosco benissimo questa realtà: io e i miei collaboratori siamo stati tra i primissimi a far conoscere il territorio avvalendoci dell’utilizzo dei social network, quando ancora c’era molta trascuratezza sotto questo profilo. Credo di poter affermare che varie testate si siano particolarmente distinte nel dare false informazioni, travisandole artatamente per andare a caccia di click in nome di un sensazionalismo che disapprovo. Mi dispiace che si sia cercato di far passare questo messaggio: tanta gente aveva prenotato le vacanze nel mese di giugno e ha dovuto leggere e prendere atto di questa forma di ostilità che non esiste assolutamente nei confronti di chi arriva. La definirei una sorta di immotivato “terrorismo psicologico”, soprattutto pensando alle conseguenze arrecate a chi non ha voluto approfondire il discorso e si è fatto un’opinione sbagliata>>. 

Succede spesso, in effetti, ma in questo caso è lecito domandarsi “cui prodest”?

<<Qui non esiste una vera e propria saturazione nonostante ci sia stato, nell’ultimo anno, un cospicuo aumento dei turisti in entrata, passando dai 13 ai 16 milioni. Continuano ad arrivare tanti connazionali, la nostra è la comunità più numerosa insieme con quella inglese e tedesca. E in queste settimane ho cercato di spiegare che, chi ha manifestato ad aprile, lo ha fatto contro la politica di un governo che da troppi anni adotta modelli turistici superati e senza un adeguato controllo, favorendo così l’esasperazione di persone oneste, alcune delle quali strumentalizzate vergognosamente da chi soffiava sul fuoco della protesta>>. 

Che tipo di effetti genera questo flusso senza controllo?

<<Il problema non è tanto relativo agli arrivi transitori dei turisti, quanto piuttosto le dinamiche di tutti coloro che cambiano vita scegliendo di risiedere in questi luoghi e propiziando il conseguente, inevitabile, aumento dei prezzi e del traffico impazzito. Tutto ciò determina disagi soprattutto nelle zona più a sud e desta preoccupazione nella cittadinanza locale. Qui è possibile sbarcare – come fanno tuttora in tanti – senza che il governo canario sia effettivamente in grado di censire gli ingressi>>. 

Facile obiezione: Lei svolge le sue attività in loco, può sembrare la visione di chi è parte in causa…

<<Nella vita faccio e posso fare tanto altro. Abbiamo una regolare licenza per esercitare la professione e non ho interesse ad asserire cose non vere. Sono molto coinvolto perché mi dà parecchio fastidio la faciloneria che ho riscontrato nell’analizzare questa situazione, tutto qui>>. 

Come si può superare questo stallo e che futuro prevede per le Canarie?

<<In questo periodo si sta dibattendo sull’ipotesi di varare una legge che disciplini l’utilizzo turistico delle strutture restringendo nel contempo i permessi per i nuovi residenti. La questione aperta su quali contromisure adottare è tuttora controversa e oggetto di confronto tra gli amministratori: per ora l’idea di far pagare una ecotassa ai turisti è stata respinta, ad esempio. Non vedo il motivo per cui questi seppur massicci flussi debbano far implodere tutto il sistema. Semmai il rischio concreto, da adesso in poi, è quello di incentivare i pagamenti in nero. Quello sì che sarebbe un danno enorme per l’economia>>. 

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